Stamane ho rivisto zio A. Zio A. è uno di quei parenti che si incontrano a mala pena una volta l’anno, o anche meno, che magari abitano anche a poca distanza ma che ricompaiono solo in occasioni particolari come battesimi, matrimoni e cerimonie simili, oppure, dato che quando vuole il mondo è piccolo, che si incontrano per caso qualche rara volta.
Stamattina è stata una rara volta. Mi ha guardata e ha detto: “Ehi, stai bene!”, rincarando poi con un “Sì, stai in forma”.
Grazie, zio, ho pensato, ma non credo. Mi fa piacere che da fuori appaia così, o che tu abbia questa impressione, ma non credo proprio di stare in forma.
Il mio stomaco, almeno, non sembra essere d’accordo. Nonostante gli abbia dato quel che voleva, e cioè un paio di settimane di vacanza, è palesemente insoddisfatto. Lunatico e capriccioso, ogni giorno cambia opinione e ha nuove pretese.
Le mie notti non sono da meno. Quando arriva, e ciò avviene piuttosto tardi, il sonno è confuso, irrequieto, allucinato. Le mattine non sono mai luminose come vorrei, e non credo dipenda dal meteo.
E le mie unghie non si allungano mai. Quando sono davvero rilassata o sicura o riposata o possibilmente tutte e tre le cose insieme lascio finalmente in pace le mie dita. Altrimenti, no. E adesso, lapalissianamente, no.
Non so perché la mia testa non riesca a riposarsi, a staccare la spina, sembra che abbia dimenticato come si fa. E finché la mia testa non andrà in vacanza non ci andrà neanche il mio corpo. Ma non posso aspettare che la mia testa si decida a fare quel che le ho detto di fare settimane fa, ci sono cose a cui mi devo dedicare (ed è fin troppo facile che la mia testa, consapevole, abbia pensato bene che stare lì a preoccuparsi sarebbe stato meglio che riposarsi, certo) e il viaggio di cui vagheggiavo è stato prevedibilmente rimandato e forse non sarà mai, insomma qua il tempo stringe, o la va o la spacca, inutile menare il can per l’aia, bisogna salvare capra e cavoli e… direi che può bastare.
Tutto questo per dire che l’apparenza, signora mia, inganna. Sapevatelo.
Hei tu! Mi piacerebbe poterti dire “Arrivo, scendi. Andiamo a correre in un prato e ad urlare al cielo.” o se preferisci qualcosa di più pacato “Arrivo, scendi. Andiamo a prenderci un caffè” (anche perché stranamente oggi non l’ho ancora preso).
Spero nei giorni che sono passati da quando hai scritto queste parole… Come stai?
Mi sto riposando mentre lavoro e studio insieme. Sembra incredibile ma è così. Non lo so il perché, forse sono diventata allergica all’ozio (inaudito!), forse il mio cervello è assuefatto al multitasking – forse semplicemente mi ci voleva un po’ di tempo, di gradualità.
Però se arrivi scendo e andiamo a prenderci un caffè sul prato! 😀
Sono in tempo? Dai, io metto su una moka, mettila anche tu ed è come prenderlo insieme! Biscotti? 🙂
(sono felice di saperti così riposata! io credo molto nelle potenzialità terapeutiche del movimento)