Mi sono accorta giusto ora che il mio ultimo post pubblicato quissù risale a più di un mese fa. Già. E anche i precedenti non è che siano così numerosi, né particolarmente prolissi come al mio solito.
Dev’essere una di quelle fasi di silenzio che attraverso di tanto in tanto, e che non forzo mai, principalmente perché sono d’accordo con una certa persona*: se le cose che fai per piacere inizi a farle per dovere, poi che senso ha farle? Per cui, me ne sto zitta. Un motivo ci sarà.
Tanto più che le mie giornate hanno subito un’accelerazione imprevista da qualche mese a questa parte, e io, dal basso della mia personalità tutt’altro che dinamica, fatico a stare dietro a me stessa.
Forse dovrei dire qualche no, di tanto in tanto.
Di conseguenza il mio status, per molti versi, è diventato la latitanza. Dal blog, come è evidente; da casa, come non manca di farmi notare mio padre; dall’università, paradossalmente: pur avendoci materialmente passato la metà degli ultimi mesi, ancora non ho aperto libro e la sessione di giugno inizia a configurarsi come una grandissima incognita, per non dire altro. Aggiungiamoci la mia latitanza mentale – metaforicamente parlando – da ogni forma di burocrazia, universitaria e non, ed ecco che avrete la mia sessione disastrata per colpa di un banale errore di compilazione. E una me già mezzo rassegnata quando era ancora disperata. Ma questa è un’altra storia.
Nel frattempo, la mia latitanza dalla salute fisica continua, ed è questo che mi sta abbattendo da circa due settimane: mal di gola, dolori, febbre, sinusite, poi di nuovo febbre, eccetera. Le mie giornate sono scandite dagli orari in cui devo prendere antibiotico, antistaminico e tachipirina, e dopo i fasti dell’anno passato ho di nuovo tirato fuori l’areosol, l’amico di un’intera infanzia.
E tutto questo perché? Perché nonostante il termometro segnasse 37.3 sono partita per passare tre giorni scarsi con un’amica che abita lontano e alla quale lo avevo promesso da tempo. Tutto-qua. Se due settimane fa non avessi preso quel treno a quest’ora non starei in pigiama a massaggiarmi la testa indolenzita e il viso gonfio e a cercare di studiare nonostante abbia perso le lezioni più importanti del corso il cui esame dovrò sostenere tra venti giorni circa.
Insomma, io a 20 anni (…ehm) non posso uscire di casa se ho due gradi in più del normale. Così è, se vi pare.
Neanche posso dire che mio padre è contento, perché ultimamente è lui che non sta mai a casa. Anzi, stasera glielo dico.
Ora però vi saluto, ché devo prendere il gastroprotettore. Ciao.
*anche se non ricordo il post preciso. Non prendetevela con me, mi hanno fatta così.
“Nel frattempo, la mia latitanza dalla salute fisica continua, ed è questo che mi sta abbattendo da circa due settimane: mal di gola, dolori, febbre, sinusite, poi di nuovo febbre, eccetera. Le mie giornate sono scandite dagli orari in cui devo prendere antibiotico, antistaminico e tachipirina, e dopo i fasti dell’anno passato ho di nuovo tirato fuori l’areosol, l’amico di un’intera infanzia”.
Ti capisco tanto. Da dopo i 20 il mio fisico e la mia salute, soprattutto, sono una parabola discendente. 😦
Mah io non ho mai avuto una salute di ferro, ma ultimamente è da non credersi… ma perché siamo così anziane? 😀
Ah, poi volevo dirti: hai aperto un altro blog! L’ho scoperto solo ora! Chebbello 😀