Qualche sera fa ho visto le prime lucciole della stagione, e non è cosa che si possa ignorare.
Non sembra, ma è già di nuovo giugno, l’anticamera dell’estate, e il tempo è ancora scorso troppo in fretta.
Non sembra, ma è di nuovo la mia stagione preferita, e nonostante tutto mi piace ancora respirare i profumi della notte.
Nel dormiveglia l’immagine che disegno sul limitare della coscienza è quella di una me che trascina sé stessa. Così mi sento: una parte che vorrebbe affondare e l’altra che non si rassegna, che tira, che lotta e si rialza, anche se a fatica. Il peso che porta è sé stessa.
Sono entrambe molto ostinate.
“Non devi cambiare niente di quello che sei.”
“Ma se una parte di me fosse sbagliata? Se mi facesse stare male?”
“Allora abbraccia quella piccola parte di te e amala più di tutte le altre”.
Non so, non capisco nulla, ma chissà che non sia proprio questo il punto.