A proposito di (seconda parte)

«L’inserimento della letteratura nel quadro della teoria psicoanalitica è stato tentato da Freud nella conferenza Il poeta e la fantasia, del 1907. Il punto di partenza è nella ricerca di quali attività comuni a tutti possano essere considerate affini all’attività poetica: Freud indica il gioco nei bambini e, negli adulti, la fantasticheria. I sogni ad occhi aperti, i cosiddetti “castelli in aria“, ci compensano dei desideri che la realtà non è in grado di soddisfare. L’arte sarebbe un tipo speciale di fantasticheria, che si distingue per essere un atto di comunicazione, mentre la fantasticheria vera e propria è un attività privata che difficilmente si confessa e che, anzi, si cerca di nascondere.»

da Le teorie della Critica Letteraria, libro che avevo già studiato anni fa per uno dei miei primi esami di triennale e che ho ripreso ora per uno dei primi esami di specialistica. Guardalì le cose che vengono fuori a distanza di tempo. Potrei quasi citare, dottore, un ritorno del rimosso – così, a casaccio, a svacco, come piace a noi.

A proposito di (la prima) qui, tanto per dire
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Settembre, 1

Fuori piove.

Nostalgia non so bene di che.

Sorrisi strani, un po’ malinconici, un po’ misteriosi.

Leggerezza ubriaca, che danzando sulle punte mi attira verso solitudini interiori.

Ho freddo sulla fronte. Me ne accorgo solo quando ci appoggio la tazza ancora calda del tè che ho appena bevuto. Che strano sabato, così sospeso.

Credo di essermi innamorata – platonicamente, però.
Di chi (o di cosa) dovrei saperlo, ma non è poi così scontato.

E così c’è questa gioia triste che non so bene come interpretare – all’ossimoro non si sfugge e me lo tengo.

Il mio agosto è finito e inizia settembre, il mese delle decisioni, dei propositi, delle partenze. Degli inizi, appunto.

Ma fuori non piove, a ben vedere, non ancora: c’è solo un cielo grigio e un vento fresco.

 

 

Nota a margine: il 16 agosto di quest’anno Castelli in Aria ha compiuto 5 anni. Anche se quando è nato aveva un altro nome. (Non importa, sono sempre io). Quando me ne sono accorta sono stata molto sorpresa. Cinque anni non sono mica pochi, anche se sono passati sparando scemenze. Per festeggiare, auguro a tutti quelli che transitano da queste parti di non dimenticare mai di costruire i propri castelli in aria, che non sono utopie irrealizzabili bensì i nostri desideri, le nostre aspirazioni, i nostri Sogni con la S maiuscola. Sono gli atti d’amore che compiamo verso noi stessi e verso la vita. Senza, appunto, non si è vivi.

Cose che (non) sto facendo – Prima puntata

Non ho molta voglia di scrivere, ultimamente. Ve lo dico perché magari non lo avevate capito. Mi piace parlare chiaro, ammé.

Però il blog arretrato fa tristezza. E poi il mio egocentrismo mi spinge inesorabilmente a sbrodolare addosso al prossimo tutti i dettagli della mia trascurabile esistenza, e dopotutto sto blog a che serve sennò? E quindi.

Quindi tempo fa scrissi che c’erano delle novità a proposito della mia tesi, che ci stavo ancora lavorando nonostante mi fossi ormai laureata. Parliamo di tre mesi fa, ma io me la prendo comoda – anzi, comodissima – quando non ho scadenze. Se non sono sotto pressione, io, non combino niente. Mi servono le minacce. Comunque, ci ho lavoricchiato su sta tesi, davvero poco perché dovevo modificare due scemenze, e adesso è pronta. Testo definitivo, rilegatura definitiva, non ci si mette più mano. Il mio relatore ha visto, sottoscritto e approvato. Mi ha dato l’indirizzo e sommarie indicazioni su come dovrei scrivere la lettera d’accompagnamento – mi mandano in crisi, ‘ste cose, e dire che scrivere dovrebbe essere l’ultimo dei miei problemi.

Ma insomma, che ci devo fare con questa tesi? Presto detto: a breve (cioè quando avrò messo insieme una lettera che non faccia schifo) la copia riveduta e corretta con tanto di rilegatura in seta verrà spedita al direttore del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati, ovvero il principale centro di studi su Giacomo Leopardi al mondo. Questo centro iperspecializzato ha una biblioteca in cui vengono raccolte tutte le pubblicazioni degne di nota su Leopardi di cui si abbia notizia ed è frequentata da studiosi italiani e stranieri (o almeno, così dicono). Insomma: il mio relatore vorrebbe che la mia tesi venisse inserita in questa biblioteca, e quindi io, fiduciosa, invio. Inutile dire che è un onore, soprattutto perché è una tutto sommato misera tesi di triennale, scritta in pochi mesi da una che fino a qualche anno fa di Filologia non aveva neanche sentito parlare e ancora oggi è ben lungi dall’essere un’esperta di Leopardi. Non sono una studiosa, né una professoressa e continuo ad essere sinceramente perplessa di fronte alla faccia soddisfatta del mio relatore, ma mi fido di lui, che non è propriamente l’ultimo venuto; per cui procedo – e già immagino il mio plico rosso infilato nell’angolo più remoto dello scaffale più alto a prendere polvere per i prossimi decenni, o in alternativa usato come zeppa per il tavolo. Ma già quello sarebbe tanto (Non crederai mai a quello che sto per dirti! La mia tesi su Leopardi in questo momento sai dov’è? Infilata sotto la gamba del tavolo del portiere del Centro Nazionale di Studi Leopardiani! Ma ti rendi conto?) Insomma, sono contenta. Anche se non la dovesse leggere nessuno all’infuori del direttore (soprattutto perché il direttore in questione è – manco a dirlo – uno dei maggiori studiosi italiani di Leopardi e lo cito più volte anche nel mio lavoro), è una notizia di quelle adesso telefono a tutti e lo scrivo sui muri. E infatti la mattina in cui mi fu comunicata procedevo a balzelloni mentre parlavo al telefono con la mia mamma, che lì per lì non aveva propriamente afferrato la portata della cosa.

lamiamamma: Ah, ma quindi ci devi lavorare ancora… (tono sconsolato da “povera figlia mia”).

me: Mamma… ma chissenefrega?! Hai capito quello che ti ho detto?…

Aveva colto solo il lato “altro lavoro da fare per lei” della cosa. Strano come funzioni la testa delle mamme, a volte.

E questa era la famigerata notizia che dovevo dare ormai da mesi.

Nel frattempo però ho fatto anche altro. Essendo una dottoressa disoccupata in attesa di capire, fra l’altro, cosa fare della propria vita, ho pensato che almeno fosse il caso di tenersi impegnata per non stare in casa a fare la muffa. Già, ma cosa sto facendo quindi? Lo scopriremo nella prossima puntata di Cose che (non) sto facendo, la fiction estiva di Castelli in aria. A presto – spero.