Perdiamoci di vista

Non posso scriverlo su Facebook, come farei normalmente, proprio perché da quel social è nata la questione, quindi lo scrivo qui: cari amisci che conosco da quando avevo undici anni, se non prima; oh voi, cari. Vi si conta sulle dita di una mano, per quanto mi riguarda; siamo andati alle scuole medie insieme – con alcuni ci conosciamo fin dalle elementari – poi anche al liceo, sì, ma solo con voi; gli altri li ho persi tutti di vista, e non ne ho saputo più niente. E anche voi, con l’università, chi vi ha più visto? Alcuni (pochi) (anzi, una), invece, li ho ritrovati da poco, con un certo piacere, certo, ma è l’eccezione che conferma la regola. Per me è sufficiente, davvero. Può bastare. La vita va avanti, si vede altra gente, si fanno altre cose, insomma la solita, la sapete, no?
Quindi ve lo dico con grande serenità, o almeno lo farei, se potessi, oh amisci: no, non ho intenzione di venire alla cena di classe delle medie che Felicetta, poverina, cerca di organizzare da tempi immemori. No. Se Felicetta (che in questo caso è un nome di fantasia posto in rispetto di una presunta privacy, ma che da queste parti non è poi tanto difficile da trovare, soprattutto tra le signore da una certa età in su) – se Felicetta, quindi, non riesce neanche al quinto tentativo a convincere persone di 25 anni ad andare a cena fuori con altre persone di 25 anni, se non di più, che non si vedono da più di dieci, io oserei suggerei che dev’esserci un certo qual motivo.
E il motivo potrebbe essere, ad esempio, che nessuno lo vuole fare.  Non so se è chiaro: se non ci siamo visti né sentiti da tredici anni a questa parte, cosa vi fa pensare che vorremmo rivederci proprio ora? Se siamo riusciti nell’impresa di evitarci fino ad oggi, pur vivendo nello stesso sputazzo di paese di provincia e pur con tutta la tecnologia che ci circonda e che riesce a rintracciare persino il lontano parente sconosciuto che vive in Nuova Zelanda, perché volete rovinare tutto proprio ora? Dimmi, perché, oh Felicetta?

Rinunzia, cara, rinunzia. E anche tu, compagna da (relativamente) poco rincontrata, rinunzia. Se vi va di vedervi tra voi, perché vi conoscete e vi frequentate anche a distanza di anni, fate pure; non avete certo bisogno di coinvolgerci in una rimpatriata. Non che io abbia niente contro le rimpatriate; fino a qualche anno fa se ne facevano di regolari con le compagne di liceo, finché alla fine ci siamo accorte di essere sempre le solite quattro e a quel punto ci siamo organizzate tra noi senza aspirare a rintracciare ogni volta anche le altre. Ecco, fate anche voi così. Tanto più che ormai il tempo trascorso è quello che è; neanche me li ricordo più, io, i miei compagni delle medie – e quel poco che ricordo non è incoraggiante. E dato che, a quanto sembra, i miei sentimenti non differiscono da quelli della maggior parte dei vostri invitati, che oserei dire non vi si filano di striscio, fossi in voi desisterei. Stiamo bene così, quello che è stato è stato, e se ci fosse stato un motivo per non perderci di vista, lo ripeto, lo avremmo già trovato. A nessuno interessa sapere come o cosa siamo diventati; e poi, per quello c’è sempre Facebook.